Società egoista?

 

Ciò che sto vivendo personalmente in questo periodo ma anche la cronaca e la politica di questi giorni, portano il mio pensiero verso diversi rivoli di riflessione che convergono però, quasi tutti, ad un punto: l’egoismo che ci caratterizza un po’ tutti, sia pure in misura diversa… L’individualismo che un po’ alla volta ha cominciato ad imperare nell’odierna visione del mondo… Il materialismo che appiattisce tutto sulla materia (anche i sentimenti che pure non sono materia…)… Il mettersi al centro del mondo prendendo ciò che ci fa comodo, quando ci fa comodo e quando ci "sentiamo"… Il crederci noi soli nel dolore e nella sofferenza… Che altro è se non egoismo? Ci vogliono fatti sempre più eclatanti per scuoterci dal nostro intorpidimento e forse solo allora ritroviamo quella solidarietà umana che invece dovrebbe caratterizzarci sempre ed in ogni momento della nostra vita… Leopardi, anche se uomo vissuto a cavallo tra ‘700 e ‘800, l’aveva ben capito… Anche se quella società era ben diversa dalla nostra… Eppure, quasi come un profeta, si era accorto che una china ci faceva scivolare verso questa disumanizzazione. Per questo diceva che  "vero amor",  "giustizia e  pietade" avrebbero dovuto unire coloro che condividevano "un basso stato e frale"… in una "social catena".. Ma prima ancora di questi versi egli, atterrito dalla "nebbia grevissima d’indifferenza" che vedeva regnare intorno, delineava, usando un’immagine molto particolare, ciò che l’uomo è nella società:

 

"una colonna d’aria rispetto a tutte le altre e a ciascuna di loro. S’ella cede, o per rarefazione, o per qualunque conto, le colonne lontane premendo le vicine, e queste premendo né più né meno in tutti i lati, tutte accorrono ad occupare e riempiere il suo posto. Così l’uomo nella società egoista. L’uno premendo l’altro, quell’individuo che cede in qualunque maniera, o per mancanza di abilità, o di forza, o per virtù, e perché lasci un vuoto di egoismo, dev’essere sicuro di esser subito calpestato dall’egoismo che ha dintorno per tutti i lati: e di esser stritolato come una macchina pneumatica dalla quale, senza le debite precauzioni, si fosse sottratta l’aria".

 

 

Auguro perciò a me stessa, e ai miei amici, di riuscire a conservare nell’animo la dimensione del dono e della condivisione nella sofferenza… Allo stesso tempo di mantenere intatta la capacità critica che rende impermeabili all’assuefazione… Così che, finalmente, riusciamo a vedere tutto ciò che troppe volte ci appare quasi alieno dal nostro vivere e che invece dovrebbe coraggiosamente mostrarsi come segno della nostra fragile forte  umanità…

Maria Grazia